sabato 18 luglio 2015

casualties of cool



non ho avuto un gran rapporto con il townsend post-'ghost'. ho trovato 'epicloud' di un'inutilità difficile da battere per poi essere contraddetto dalla agghiacciante coppia 'z2'-'sky blue', due dischi di una bruttezza rara, mischioni di roba riscaldata, trita e ritrita e con poco o nulla da dire. tralasciamo l'inutile live 'retinal circus'. per questo è stata grossa la mia sorpresa con questo 'casualties of cool', lavoro che ricalca sì le linee guida di 'ki' e 'ghost' (i migliori del periodo devin townsend project) ma le immerge in un concept onirico e sballato che restituisce un'atmosfera sempre sospesa, sempre a un passo dal concretizzarsi per poi rimanere nello spazio.

due parole su questo concept: un viaggiatore spaziale viene attirato su un pianeta deserto ma cosciente che si nutre della paura di chi vi atterra. qui trova una radio da cui una voce di donna lo guida/consiglia per tutto il tempo, interpretata da ché aimee dorval, già ospite su 'ki'.

musicalmente townsend decide di descrivere tutto questo mediante una miscela obliqua di country, psichedelia e ambient: qualche soundscape si agita sempre dietro ai pezzi, dando il senso dello spazio profondo mentre la ritmica minimale viene più o meno espressa da una batteria (a sorpresa compare morgan ågren) di non più di quattro o cinque pezzi e un basso spesso astratto e lontano. le chitarre acustiche reggono il più della baracca e sono chiaramente lo strumento su cui il tutto è stato scritto e spesso anche le voci diventano strumento, parte della tessitura sonora creata dal canadese. la voce di ché aimee dorval è perfetta nel solcare le morbide onde psichedeliche, con un timbro convinto e deciso che quando vuole prende da solo il comando delle canzoni mentre la voce di townsend è più che altro utilizzata per cori e texture di sfondo, una cosa che l'amico sa fare molto bene da tanti anni (qualcuno ancora si ricorda 'ocean machine'?).
seppure la musica non sia lontana dagli standard sonori di townsend, c'è un'intenzione che pone 'casualties of cool' su un percorso parallelo alla carriera del canadese. sicuramente c'è una dinamica più cinematica, fortemente legata alle scene della storia, ma anche a livello puramente di mix si sente l'intento di creare un effetto tridimensionale straniante e molto affascinante in cui gli strumenti giocano su piani diversi,  una sorta di via di sovrapposizione dei suoni crudi di 'ki' sui panorami mozzafiato di 'ghost' a cui il concept dona un focus molto preciso, restituendo all'ascoltatore un senso di spazio sconfinato. 

è un disco da prendersi tutto di fila, nonostante l'importante durata di quasi 74 minuti. lungo, sì, ma non lo ascolterete tutti i giorni, richiede il suo tempo, calma e disposizione a lasciarsi andare. dopo qualche ascolto dal marasma inizieranno a fuoriuscire le forme delle canzoni e allora 'flight', 'the code' o 'ether' spiccheranno per il loro equilibrio fra le varie parti che le costruiscono e sopra a tutte ci sarà la gemma 'bones', costruita su una melodia commovente che regala al pezzo un respiro dinamico incredibile, forse il più bel pezzo di townsend degli ultimi 10 anni.

ci sono voluti un po' di ascolti per assimilarlo ma alla fine 'casualties of cool' mi si è imposto come uno dei lavori più fantasiosi, creativi, originali e riusciti della carriera di devin e ciò mi fa molto felice perché iniziavo davvero a darlo per cotto. non si sa se questo progetto verrà replicato o meno, sinceramente poco mi importa al momento, sono solo contento di avere un nuovo bellissimo viaggione da godermi ogni volta che voglio.