giovedì 15 maggio 2014

l'italia demenziale, parte iii: skiantos



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se gli squallor sono stati (e sempre saranno) i maestri assoluti del nonsense in italia, gli skiantos sono coloro che hanno codificato quello che chiamiamo "rock demenziale" (di fatto una definizione di freak antoni) e sono anche stati gli unici a farlo con un preciso significato sociale.
infatti, sebbene molti ascoltatori si fermino alla "semplice" comicità dei testi, gli skiantos a loro tempo operarono una vera e propria rivoluzione tramite il demenziale. 
personaggio chiave del gruppo è roberto "freak" antoni, bolognese, laureatosi al dams con una tesi sul tema del fantastico nelle canzoni dei beatles, in seguito pubblicata dall'editore il formichiere. autore dei testi del gruppo, cantante e animale da palco (in tutti i sensi), nonché eroinomane convinto elevato oggi al ruolo di cadavere, freak è colui che ha colto e messo in pratica l'esplosivo potenziale del demenziale inteso come arma di protesta: in tempi in cui la seriosità regnava sia tra chi governava che tra chi protestava, il suo modo di combattere era proprio sputare in faccia a questa mestizia con il nonsense, la comicità di bassissimo livello e l'esposizione di un personaggio pubblico fuori da ogni possibile incasellamento. scrittore, musicista, cantante, saggista, attore nonché divulgatore e storico di tutto ciò che è demenziale (da ricordare le sue cover d'epoca sotto il nome di 'beppe starnazza e i vortici', vero studio sui precursori del rock demenziale) e soprattutto uomo profondamente coerente con sé stesso, cosa che lo porterà ad un progressivo allontanamento dal grande pubblico. quello che infatti spesso sfugge è proprio questa carica sovversiva e anarchica che freak promuoveva tramite il demenziale e col tempo la sua immagine è rimasta impressa al grande pubblico più come semplice imbecille che come genio (imbecille) quale era.



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la formazione del gruppo risale al 1975 quando un gruppo di amici che studiano al dams di bologna iniziano a ritrovarsi a casa di freak antoni per suonare. è il momento delle grandi contestazioni in italia e di lì a poco gli skiantos diventeranno uno dei simboli di questi terremoti sociali, ma a questo arriveremo a breve. intanto il gruppo arriva a registrare il primo disco, 'inascoltable', uscito all'epoca solo su cassetta e diventato oggetto di culto, ristampato solo molti anni dopo. il disco in realtà, pur avendo già in nuce tutti gli elementi di quello che il gruppo diventerà, è sconclusionato e registrato male (anche se suonato decentemente) da una formazione di una decina di persone che nemmeno si conoscevano. "permanent flebo", "sono rozzo sono grezzo" o "makaroni" già mostrano il potenziale della band che, negli anni successivi, si fa conoscere per le sue esibizioni live assurde che arrivano quasi sempre al lancio di ortaggi reciproco tra pubblico e musicisti.



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passa così del tempo e il gruppo viene messo sotto contratto dalla cramps che ha già pubblicato i capolavori degli area, i dischi belli di finardi e altra roba tra il jazz-rock e il prog. l'etichetta coglie il messaggio del gruppo e pubblica il 45 'karabigniere blues/io sono un autonomo'.
è il 1978 e a quel 45 segue subito il disco simbolo nonché capolavoro massimo degli skiantos e del rock demenziale tutto: 'mono tono'. qui tutto prende forma perfettamente, fondendo i testi di freak (che si guardano bene dal toccare qualsiasi evento di attualità, al contrario di quello che faranno spesso gli elio) al suono casinaro del punk inglese (con formazione a 7, tre cantanti, due chitarre, basso e batteria), deflagrando fin da subito con l'immensa "eptadone", dopo un'intro che ha letteralmente fatto storia (nonché regalato il nome alle storie tese):

"ma che cazzo me ne frega? 
genere ragazzi, genere! 
ehi sbarbo, smolla la biga che slumiamo la tele. 
sei fatto duro, sei fatto come un copertone. 
ci facciamo? 
sbarbi, sono in para dura. 
ok, ok, nessun problema ragazzi, nessun problema.  
sbarbi, sono in para dura. 
schidiamoci, schidiamoci! 
c'hai della merda? 
ma che viaggio ti fai? 
c'hai una banana gigantesca. 
oh, c'hai della merda o no? 
un caccolo. 
ma che viaggio ti fai? 
intrippato. 
brutta storia ragazzi, brutta storia. 
c'ho delle storie ragazzi, c'ho delle storie pese! 
c'hai delle sbarbe a mano? 
no, c'ho delle storie. 
fatti questo slego. 1, 2, 6, 9!"

oltre ad essere evidentemente opera di menti superiori, questo testo prende di mira il linguaggio giovanile e lo rimanda ai giovani che prenderanno gran parte delle frasi dell'intero disco come nuovi modi di dire. 
infatti, se l'intro è storia, potete immaginare come sia il resto, dai manifesti "diventa demente" e "io sono uno skianto" ("se decido che vengo, non è detto che canto") alla geniale parodia sanremese di "vortice" ("non sorridermi ma lavati") passando per le assurdità anarchiche di "panka rock" ("brucia le banche, bruciane tante, calpesta le piante") per arrivare infine all'apoteosi di "largo all'avanguardia":

"fate largo all'avanguardia
siete un pubblico di merda
applaudite per inerzia"
"me mi piace scoreggiare
non mi devo vergognare
non c'ho niente da salvare"

'mono tono' per certi versi è uno degli album più punk della storia, non solo italiana. l'attitudine del gruppo è perfettamente sposata con l'ignoranza musicale che l'accompagna e il tutto è sparato in faccia ai perbenisti senza mezze misure. 
proprio per questo gli skiantos diventano presto gruppo simbolo di quegli anni e, dopo aver già partecipato a uno dei festival del proletariato giovanile organizzato dalla rivista re nudo al parco lambro, si presentano nel '79 al bologna rock. senza strumenti. sul palco viene allestita una cucina e il gruppo si prepara una pasta, chiedendo al pubblico con che sugo condirla. pare che ai fischi della gente antoni abbia risposto "non capite l'avanguardia, siete un pubblico di merda". con quell'esibizione gli skiantos toccarono l'apice della loro rivoluzione, alzando un dito medio per tutti, dalle istituzioni ai contestatori, innalzandosi a leggende per il resto della storia musicale (e non).




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da qui in poi la strada del gruppo si fa tortuosa e non riuscirà mai più a raggiungere quelle vette assolute. sebbene 'kinotto' sia un altro disco da iscrivere negli annali della musica, le varie "mi piaccion le sbarbine", "sono buono" o "kakkole" presentano un suono più curato ed un'ironia che inizia ogni tanto a girare su sé stessa. fondamentalmente, gli skiantos hanno avuto un'idea geniale, l'hanno portata al top e da lì in poi hanno campato di rendita. molto più interessanti allora le successive opere letterarie di freak, "non c'è gusto in italia ad essere intelligenti", il "vademecum per giovani artisti" o "badilate di cultura", vere e proprie bibbie del demenziale che sfoderano perle eterne quali "la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo", "dio c'è ma ci odia" o "toccatevi perché l'amore è cieco".
il gruppo invece prosegue con dischi mediocri (forse a causa anche dei continui cambi di formazione) che ogni tanto riescono a donare qualche gemma come "sono un ribelle mamma" o "calpesta il paralitico" ma sono in generale trascurabili. 
del resto, il miracolo gli skiantos l'avevano già compiuto, un miracolo effimero, che ha svelato la potenza inarrestabile della demenzialità, un'utopia bellissima e completamente scema.

"se la gente poi t'offende
tu ti levi le mutande
io che sono deficiente
io ti spacco la tua mente."
"la cultura
poi ti cura
con premura
cha cha cha."


p.s.: come ultima nota, mi sento di raccontare questo: poco prima di morire, freak aveva tentato l'ennesimo colpo cercando di farsi ammettere a sanremo. ovviamente la commissione (guidata da gianni morandi, il quale ricordiamo ha un gruppo di fan su facebook, "immaginare gianni morandi che sguazza in un cesso intasato dell'ariston") lo ha rifiutato. la sua risposta? questo: https://www.youtube.com/watch?v=p8uDtgxUYxU, ovvero la sua ultima registrazione.