mercoledì 16 aprile 2014

nanodischi #10: febbraio-marzo 2014



chiedo scusa, è da un po' che non vi rovescio addosso una carriolata di dischi. ora lo farò.

bruce palmer - the cycle is complete

dopo lo scioglimento dei buffalo springfield, ognuno prese la sua strada. stills si mise in ditta con crosby e nash per fare ciò che ben sappiamo, neil young se ne andò per la sua strada solista prima di riallacciarsi a stills e compagnia cantante, dewey martin continuò coi suoi new buffalo springfield mentre richie furay si diede a gesùcristo diventando pastore e cazzi vari. e quel fattone di bruce palmer? quel fattone di bruce palmer registrò un capolavoro chiamato the cycle is complete, opera lisergica e dilatata, basata su groove di percussioni e basso su cui gli strumenti improvvisano e giocano, solcati di tanto in tanto dalle litanie di palmer. un'opera psichedelica totale da consumare sul divano.

bark psychosis - hex

quello che oggi chiamano "post-rock" ci ha veramente rotto il cazzo. tutte quelle inutili band che continuano imperterrite a scopiazzare explosions in the sky e godspeed you non hanno veramente nulla da dire (come armai anche gli originali, da un pezzo) e, per un genere che vorrebbe essere un minimo proiettato in avanti, è un difetto piuttosto grave.
tanti anni fa non era così. quando quel "post" non era appiccicato a caso, c'erano gruppi meravigliosi come i bark psychosis, i tortoise, i rodan e i talk talk che veramente prendevano il rock e andavano oltre. in hex il genere viene piegato ad uso descrittivo di scenari metropolitani deserti, in una notte tiepida con solo i lampioni a fare luce. come una sorta di perdition city meno algido, hex è un racconto da godersi con calma.

paolo nutini - sunny side up

vista l'uscita in questi giorni del nuovo (bellissimo, ve ne parlerò a breve) caustic love, vi ricordo che paolino nutino ben 5 anni fa ci regalò questo disco bellissimo in cui vengono frullati insieme reggae, swing, cantautorato, motown, funk e quant'altro (anche profumi caraibici) in quello che è stato uno degli album che ho ascoltato di più negli ultimi anni. è puramente pop, non c'è nulla che vi possa far storcere il naso, è uno di quei dischi di cui fare la copia per averlo fisso in macchina, così da poter sempre sentire la voce roca e sgraziata ma al contempo poetica e profonda di nutini.

bitch magnet - umber

a proposito di quei gruppi che col rock fanno il cazzo che gli pare, i bitch magnet alla fine degli anni '80 già facevano cose che oggi quando escono vengono ancora considerate "innovative". il loro suono era un deragliamento del treno hardcore in cui i suoni si facevano più definiti e potenti mentre le chitarre andavano slabbrandosi in strutture inusuali che giocavano sulle dinamiche in maniera impressionante, andando, come dicevo per i bark psychosis e gli altri, a definire quel momento di passaggio tra un modo di pensare il rock e il suo successore. gruppi anche come i converge sarebbero impensabili senza il lavoro di questi pionieri.

cynic - kindly bent to free us

traced in air era stato un miracolo, non me l'aspettavo. il terrore di veder riesumato un nome come quello dei cynic era enorme ma gli americani erano riusciti a dare un seguito al capolavoro focus (pur non raggiungendone certo gli apici). kindly bent to free us non ci riesce. è noioso, pacchiano e, a mio modo di vedere, arrangiato male: il basso di sean malone è veramente un pugno in un occhio, dall'inizio alla fine di questo inutilissimo disco.
gran cagata, fatevi un favore ed evitatelo.

comsic dead_easterfaust

torna il quartetto scozzese dei cosmic dead. era un po' che non ne sentivo parlare per cui non so bene cosa sia successo in mezzo: i primi dischi erano un magma sonico enorme e ribollente, oggi li ritrovo… beh circa uguali ma con una forte dose di melodia in più e le tastiere ben più in primo piano a dare maggiore ariosità ai due (o uno? l'ho visto in tutte le versioni…) brani che compongono i 40 e passa minuti di musica ivi contenuti. se non avete voglia di pensare, mettetelo su e alzate il volume.

talk talk - the colour of spring

da quando ho scoperto quelle pietre miliari chiamate spirit of eden e laughing stock, ogni tanto ho provato a riascoltare anche i dischi precedenti dei talk talk. mentre it's my life continua a non piacermi, the colour of spring mi si è rivelato qualche settimana fa come un godibilissimo disco pop, arrangiato magistralmente e con in nuce già molti degli elementi che andranno a costruire (o decostruire) i due dischi successivi. c'è quella vena malinconica che evoca brilliant trees di sylvian o the hurting dei tears for fear ma la voce di mark hollis c'entra ben poco con quella degli altri due come timbrica, sebbene allo stesso modo marchi a fuoco i brani. già dal titolo, disco perfetto per la primavera.

.o.rang - herd of instinct

parliamo sempre di talk talk. dopo laughing stock e il conseguente scioglimento del gruppo, hollis se ne andò per i fatti suoi a scomparire nel nulla per ricomparire sporadicamente come ospite mentre paul webb e lee harris si diedero al progetto .o.rang. con strutture totalmente improvvisate, il disco si basa su lunghe jam editate poi in studio. rock, jazz, psichedelia e profumi d'oriente/medioriente compongono l'ossatura di questi affreschi sonori, con ospite d'eccezione beth gibbons, non ancora superstar, che si farà poi produrre il suo dischi solista proprio da webb. sapevatelo.