lunedì 31 marzo 2014

l'italia demenziale, parte II: gli squallor



prefatio

qualcuno per far iniziare il demenziale in italia va indietro fino ai gufi. personalmente, con tutto il rispetto per un gruppo storico ed unico, trovo queste un errore per due motivi. il primo è che i gufi prima che essere musicisti erano cabarettisti e le loro scenette erano molto più indirizzate in quel senso; il secondo motivo è che i gufi facevano sì ridere, ma tramite un recupero della tradizione da osteria quindi muovendosi all'interno di canoni già scritti e collaudati e spesso privi di vera dissacrazione.
piuttosto i precedenti sono da ricercarsi in pochi e mirati esperimenti da parte di cantanti degli anni '60 come clem sacco, spesso citato come ispirazione da freak antoni. anche sacco però appare più come un'innocua risata che non un attacco alle convenzioni, fatto testimoniato dalle sue apparizioni televisive. indubbiamente gli va il merito di aver portato in alto il nonsense nella canzone italiana ("baciami la vena varicosa" del '63 o "il deficiente" del '64 sono abbastanza esemplari) ma, come per molti altri, si tratta più di un tipo di commedia in musica che resta nei binari di una follia controllata.

quindi, per come la vedo io, tutto iniziò sul finire degli anni '60, quando nella sede di un'etichetta chiamata cgd si aggiravano quattro individui i cui nomi sarebbero rimasti impressi per sempre nella musica italiana: alfredo cerruti, produttore e autore televisivo napoletano nonché futuro direttore artistico di cbs, cgd e ricordi; giancarlo bigazzi, fiorentino autore di alcuni dei maggiori successi della musica italiana (e non solo, "gloria" di tozzi nella sua cover americana è stata in cima alle classifiche d'oltreoceano, per comparire anche nel recente "the wolf of wall street" nonché in un disco dei megadeth. poi ovviamente ci sono "domani" o "self control")  nonché nomination agli oscar per la colonna sonora di "mediterraneo"; daniele pace, milanese, cervello dietro a pezzi come "nessuno mi può giudicare", "e la luna bussò" e una sfilza di altri per i più importanti interpreti dell'epoca; totò savio, anche conosciuto come "il maestro", altro napoletano, arrangiatore, cantante nonché responsabile di brani quali "cuore matto", "maledetta primavera", "rose rosse" o "se bruciasse la città".

inoltre tutti questi signori, tranne pace, si occupavano anche di produzione e scoperta di nuovi talenti. detto in breve, essendo la cgd una delle maggiori case discografiche dell'epoca, sotto la direzione di cerruti nella seconda metà dei '70 questi quattro da soli facevano i 2/3 degli introiti dell'etichetta. 
perché vi dico tutto questo? semplice. avete presente "amici miei"? ecco, quei quattro vivevano esattamente in quel modo. i racconti narrano di scherzi telefonici negli anni '60 coi quali facevano letteralmente impazzire la gente: ordini di interi tir di merce, finte vincite televisive, telefonate d'amore (avete presente "ragazzi, ho visto la madonna!"? ecco.). e questo ovviamente è nulla se si pensa che di giorno si ritrovavano alla cgd per dettare le regole della musica italiana e di notte si chiudevano in studio e a suon di j&b e partite a poker creavano la vera opera d'arte: gli squallor.



la storia tremenda di un elettrotecnico che seppe inventare la pila

"38 luglio" è come tutto è cominciato. uno scherzo, una notte, una base da procol harum che rispetta tutti i canoni del pop dell'epoca e un testo di puro nonsense che narra la tragica storia di un elettrotecnico che scoprì la pila. la voce di cerruti è immediatamente protagonista, col suo timbro beffardo, l'accento napoletano e una cadenza inimitabile che farà storia. 
in un'epoca in cui non si poteva dire "incinta" in tv per i presupposti che la parola si portava dietro, gli squallor pubblicavano il primo lp chiamato lapidariamente 'troia', un compendio di battute nonsense e puttanate a ruota declamate principalmente da cerruti che spesso improvvisava completamente sulle basi pazzesche scritte e arrangiate dagli altri tre e fatte suonare a professionisti che ad oggi restano perlopiù senza nome. alternate a queste troviamo le prime "canzoni" cantate da savio col suo aplomb napoletano, anche se il paio contenute su 'troia' non fa concorrenza a futuri capolavori quali "cornutone", "chi cazz' m' 'o fa fa'" o "e' a muri' carmela", veri quadretti di perfette canzoni napoletane che con altri testi sarebbero probabilmente oggi nella tradizione italiana (lo dimostra il successo europeo di "bla bla bla" da 'palle').
il capolavoro dell'album è però "ti ho conosciuto in un clubs". perché? per almeno 39 motivi diversi, uno per tutti:

"otite, sei una donna o un semaforo?
sei una donna o sei acapulco?
sei una donna o sei una pulce rossa con la scarlattina, con il catarro bronchiale, anche con un po' di febbre a 46."
se questa non è poesia, è proprio vero che della vita non ho capito un cazzo.

il disco, uscendo senza alcuna pubblicità o promozione di alcun tipo, vende 50000 copie grazie solo al passaparola dei giovani che lo tengono nascosto in casa nei posti più improbabili per non farsi scoprire dai genitori. una cosa del genere in italia non si era mai sentita, un uso tanto libero ed ampio del linguaggio su canzoni pop il cui idillio è lacerato dalla voce narrante di cerruti. non c'era ancora la pornografia che tinteggerà molti dei dischi futuri (forse 'cappelle' su tutti con la mitica "d'annunziata") né ancora veniva usato del vero turpiloquio, anche perché elio gariboldi, quinto squallor solo per il primo disco, ripudiava quel tipo di linguaggio e anche per questo si allontanerà dal progetto subito dopo la pubblicazione.



radio cappelle

chi più chi meno, i dischi del periodo d'oro degli squallor son tutti capolavori, dipende solo da quale vi fa più ridere. dopo 'troia' infatti i quattro mozart dell'idiozia infilano una sfilza di perle una dietro l'altra: 'palle' si apre e chiude con un coro simil-ecclesiastico che non fa altro che dire "palle", poi in "marcia longa" si inerpica nell'assurdo fino a toccare la blasfemia; 'pompa' sfodera il classico dei classici "berta" ("vieni giù che c'ho un toro nelle mutande!") oltre a dare inizio all'immortale saga di pierpaolo (9 gli episodi ufficiali), una delle creazioni più geniali del gruppo in cui un ragazzino figlio di papà (interpretato da cerruti con la voce filtrata) fa le richieste più improbabili al padre (sempre cerruti con la voce da pirla che fa il democristiano arricchito in un qualche modo losco che il figlio minaccia continuamente di rivelare al mondo) dai luoghi più disparati al mondo (il personaggio venne poi esportato da cerruti nel programma "indietro tutta", del quale era anche autore); 'vacca' si presenta con l'omonima title-track, scritta e interpretata da gianni boncompagni (il punto di contatto è ovviamente renzo arbore che collaborerà spesso in tv con cerruti), un magma tanto assurdo e ridicolo da rivaleggiare con certi monty python. inoltre provate ad ascoltare "l'alluvione" e a non pensare a come la tv presenta oggi certi eventi. stupenda anche "testamento specifico" in cui daniele pace detta le sue ultime deliranti volontà ad un perplesso notaio cerruti. 'cappelle' è forse il più scorretto di tutti, aprendosi dopo l'introduzione con un entusiastico "sìììì sììììì siamo nooooiiiiii siamo i radio cuuuuliiiiiii!", buttandosi nella già citata pornografia di "d'annunziata" (dalla base funk pazzesca) e sfiorando molto da vicino la blasfemia in "si loca".
per chi scrive però il più bello sarà sempre 'tromba', scoperto alla tenera età di 15 anni grazie allo zio; immediatamente "gennarino primo" è diventata culto, con un cerruti scatenato nei panni del primo papa napoletano; per non parlare della canzone "tromba", esilarante racconto di un masochista pseudo-spagnoleggiante omosessuale che ne combina di ogni per farsi male ("madonna carretera come soffro"). (ripeto, "madonna carretera come soffro").



arrapaho e froceyenne

poi a un certo punto, a qualcuno è venuto la malsana idea di fare il film degli squallor. quel qualcuno è ciro ippolito che, nelle intenzioni, vuole creare una sorta di versione italiana dei monty python usando i testi e le musiche degli squallor. le intenzioni erano buone, il risultato è… come dire… discutibile. parliamo chiaramente di un capolavoro, diciamo però che i mezzi e qualche "intoppo" nella realizzazione lo rendono una delusione più o meno per tutti, nonostante le trovate geniali non manchino. la colonna sonora invece se la cava meglio, regalando un altro capitolo di dusseldorfiana pierpaolaggine.
c'è anche un altro film degli squallor che è uccelli d'italia. nessuno se ne ricorda.  c'è un perché, fidatevi.
la fase gloriosa del gruppo però si conclude in tragedia quando nel 1985 pace viene ritrovato morto per infarto. si narrano di gag silenziose di cerruti al funerale e la mente va ancora a quell'"amici miei" citato in apertura. e proprio come la compaggine di monicelli, anche i tre squallor sopravvissuti si rialzano e lo fanno con il loro ultimo effettivo capoalvoro, 'manzo'. gli annunci di cerruti che aprono i brani sono la ciliegina su una torta che non risparmia sulle stronzate: "incubo" e la sua indigestione, pierpaolo che diventa guru, l'incredibile "e' a murì carmela", un pezzo aor fatto e finito, e i deliri marinari di "kaptain of the katz" coi suoi incontri "peculiari" (" i loro fallettini erano piccoli e giallognoli ma io li apprezzai come un dio del mare. mannaggia a nettuno."). discorso a parte per "tranviata", vera e propria operetta lirica sull'impotenza con tanto di libretto nel 33, tributata dagli elio nell'intro di "farmacista" da 'craccraccriccrecr'.
'cielo duro' pure se la cava bene ma poi savio scopre di avere un tumore alla gola e perde la voce, passano quindi sei anni prima che 'cambiamento' esca nei negozi nel '94, ultima testimonianza in studio degli squallor. per sostituire la voce di savio (comunque presente come autore e musicista) chiamano… gigi sabani. la sua interpretazione in "albachiava" da sola vale tutto il disco che in più presenta degli aforismi filosofici che mi sento di riportare per intero per la vostra completa ed esaustiva comprensione dell'aulica et inarrivabile poesia immensa degli squallor:
-platone, alisceme stu bastone
-salutam'a socrate, di socrate
-c'ho un cazzo che sembra un bicipite. euripide.
-più chiavo e più diventa nero. omero.
-ah! m' fa male 'o culone. platone.
-3x4? 12. 3x5? 15. pitagora. e sai cosa bevi.



'o tiempo se ne va

ad oggi purtroppo cerruti è l'unico superstite degli squallor. il maestro savio ci ha lasciati nel 2004 dopo una serie di complicazioni derivate da una cirrosi epatica mentre bigazzi è morto di morte nel 2012 a 72 anni. elio gariboldi, pur ormai alieno al mondo squallor, è scomparso nel 2010 e perfino sabani ci ha lasciato la pelle. 
l'importanza e l'impatto che gli squallor hanno avuto sulla musica italiana non sono misurabili in alcun modo. questo perché la musica del gruppo è sempre stata fuori da ogni possibile classificazione, estranea a qualsiasi logica di mercato. libera in quanto pura e genuina espressione di divertimento, nulla può essere più depurato da ogni intento trasversale, tutto quello che gli interessava era prendersi gioco di quel mondo che loro stessi avevano creato. il lato artistico degli squallor è da ricercarsi proprio in questa spontaneità e sincerità, nel fatto che ogni pezzo è un qualcosa di irripetibile e unico, grazie anche all'immensa varietà di suoni, arrangiamenti e idee che il lato puramente musicale proponeva, proprio per l'incredibile preparazione e istinto musicale dei maestri coinvolti.

gli squallor hanno avuto un'intuizione geniale e l'hanno esplorata in lungo e in largo, tramite improvvisazione e brani scritti toccando pressoché qualsiasi stile musicale esistente e proprio per la spontaneità della loro commedia e per la base concettuale su cui si fondava restano un fenomeno unico ed irripetibile della musica.

l'italia demenziale, parte I: generica idiozia

tutti dicono cazzate nella vita. alcuni più, alcuni meno, alcuni lo usano per somatizzare, altri per socializzare, altri le dicono perché sono stupidi, ma tutti diciamo cazzate. pochi riescono a farlo veramente bene, anche se ne fanno un lavoro vero e proprio. ancora meno riescono nell'intento di innalzare la cazzata a forma d'arte. quelli che in italia sono riusciti a farlo con la musica si contano sulla punta delle dita di una mano.

demenziale: detto di ciò che è caratterizzato da un contenuto apparentemente sconnesso e insensato, di beffarda dissacrazione culturale.

proprio quest'ultima postilla sulla dissacrazione è ciò che ha portato gruppi come squallor e skiantos a un livello culturale superiore, eppure è solo uno dei fattori alla base dell'opera di questi geni dell'idiozia.
indubbiamente, almeno per questi due gruppi, c'è da considerare anche l'aspetto sociale dell'italia in quei momenti: gli squallor uscirono nei primi settanta quando la censura sui prodotti "pop" era mostruosa, sia in tv che nella musica, e col loro spirito dissacrante e demenziale attirarono migliaia di giovani nel loro universo alternativo nel vero senso del termine: loro erano l'alternativa al pop sanremese, pur essendone (e anche qui sta il loro genio assoluto) tra i massimi autori e portaparola. 
gli skiantos invece arrivarono sul finire dei '70, tra i primi a portare il neonato punk in italia. ma se il punk inglese si verniciava di sociale urlando la propria rabbia ai quattro venti, gli skiantos combattevano gli incravattati riversando nei testi carriolate di puttanate nonsense e battute da ragazzini delle medie, spostando il baricentro dalla boriosa protesta dei cantautori ad una vera e propria rivoluzione culturale che aveva nell'assurdo il proprio punto cardine; non poteva esserci idea migliore per un genere che si proponeva come anarchico e contro le convenzioni.
in più dal punto di vista prettamente musicale queste due formazioni avevano mezzi che molti altri non avevano. gli squallor in particolare erano maestri (nel vero senso della parola) nel creare stupende basi che andavano dal pop al funk alla classica al rock and roll, sempre suonate da professionisti ed arrangiate con la classe di chi sa. e gli skiantos invece, anche prendendo una strada musicalmente diversa, sapevano sicuramente suonare meglio della media dei gruppi punk, pur non essendo certo delle cime ma a loro il groove non è mai mancato.
per questa serie di motivi è difficile avvicinare questi mostri sacri a chi ne ha seguito le orme, in primis gli elio e le storie tese che hanno perso molto presto la loro scorrettezza in favore di uno stile più improntato alla forma che al contenuto, avendo avuto anche loro un primo momento di più solida spontaneità. 

ovviamente però quando si parla di "cose che fanno ridere" non si può mai prescindere dal gusto personale, per cui aldilà della profondità e dell'originalità della proposta ci si può sempre trovare a lacrimare dalle risate anche con gruppi infinitamente minori quali gemboy, prophilax o latte e i suoi derivati, tutti con le loro peculiarità ma senza dubbio molto lontani dalle vette dei maestri.


nei prossimi articoli analizzerò i maggiori esponenti del demenziale in italia, cercando di mostrare come quelli che all'apparenza sembrano solo volgari scherzi nascondano in realtà la chiave per una rivoluzione concettuale incredibile.

parte I: gli squallor