mercoledì 9 gennaio 2013

2012: non siam buoni neanche di far finire il mondo.


non è stato un anno facile. è uscita veramente tanta roba bella, soprattutto rispetto a un anno un po' gné come il 2011.
c'è da dire che, a parte i mars volta, non ci son stati dischi che mi abbiano spazzato via completamente. forse sam lee ma non è il genere di disco che ti spazza via.
poi certo c'è stata una vagonata di roba strepitosa, in più, tutte quelle cose uscite dal nulla che non mi aspettavo, per cui quest'anno l'articolo di fine anno sarà un po' denso. metterò prima i dieci dischi assoluti e poi un po' di altra roba che consiglio. poi fate voi.

dai dai dai.



the mars volta_noctourniquet

l'ordine del tutto è a caso ma quest'anno mi sento di poter dare il batman d'oro come disco dell'anno a un disco in particolare. e ovviamente è noctourniquet dei mars volta.
il perché potete capirlo leggendo la recensione o il report del live: i mars volta fanno quello che gli pare e questa volta cambiano pelle mostrando una padronanza del mezzo rock che è davvero impressionante. sempre siano lodati.


rush_clockwork angels

ok, io sono fanatico e non particolarmente oggettivo, però ancora una volta i tre sessantenni hanno fatto vedere a orde e orde di pseudomusicisti cosa voglia dire fare un disco con le palle, perdipiù il più massiccio e hard probabilmente di tutta la carriera ma con delle intuizioni melodiche da pelle d'oca. santi subito.


jack white_blunderbuss

l'amico giacomo bianco da quando ha lasciato quella cagna "batterista" a casa si è messo a fare le figate e questo disco è per me decisamente la miglior cosa mai uscita col suo nome attorno. led zeppelin, gun club, spruzzate di who e creedence e quant'altro, tutto condito dal suono unico di white e composto con una creatività davvero invidiabile. gran disco.


peter blegvad & andy partridge_gonwards

questi due vecchietti (per chi non lo sapesse, blegvad era il cantante degli henry cow e partridge il chitarrista degli xtc) se ne sono usciti con una sorpresa notevole, un disco che reinterpreta il blues (circa) con un'ottica moderna sia nei suoni (il disco è stato registrato dai due su un mac portatile) che nella composizione libera da strutture, lasciando spazio agli strampalati racconti di blegvad (the cryonic trombone è da applausi). assolutamente da sentire.


comus_out of the coma

a proposito di vecchietti, sarà anche un ep ma io questi tre pezzi li ho consumati. la suite finale (registrata live nel 73) è splendida ma la registrazione ostacola un po' la godibilità mentre i tre pezzi inediti sono da lacrime: sentire il suono di first utterance tornare in vita con tanta veemenza e convinzione, come se nulla fosse cambiato, regala emozioni enormi. per chi non li conoscesse, parliamo di un folk psichedelico "progressivo" molto oscuro e, a modo suo, violento. attendiamo il nuovo capolavoro intero.


sam lee_ground of its own

quest'omino mi è saltato fuori dal nulla. ho scoperto poi che in realtà ha fatto un sacco di roba come attore teatrale, insegna all'università e dirige un programma alla bbc. proprio un pirla non è. questo disco è il più bel disco folk che abbia sentito in tanto tanto tanto tanto tanto tanto tempo. tanto per cominciare è senza chitarra, qui già lo amo. in più troviamo qui degli arrangiamenti molto ariosi ed "aperti" (ogni tanto mi ha ricordato astral weeks di van morrison) di canzoni recuperate dalla tradizione celtico-bretone, studiati con un'intelligenza ed un gusto che, per quanto mi riguarda, non ha eguali per quest'anno. se non lo ascoltate sbagliate.


goat_world music

questa è stata un'altra sorpresa molto gradita. questo branco di imbecilli svedesi (perché imbecilli? scopritelo qui o qui) si è preso la briga di riascoltarsi tago mago dei can e tutto il kraut del periodo per usarlo per creare un trip di 40 minuti che non vi farà mai stare fermi. rock, dance, psichedelia, funk, tribalismi afro ed una vena melodica tutta nordica da scoprire tra i mille strati di suoni. fatevi un favore e divertitevi per tutta la sua durata.


ulver_childhood's end

come ho già detto in recensione, i dischi di cover non sono questione facile. tutti sanno mettere in fila 5 canzoni a caso, quello che è difficile è usare quelle canzoni per comporre una nuova figura, renderle omogenee nel suono e nell'intenzione e farne qualcos'altro. gli ulver, ovviamente, ci sono riusciti. il loro recupero (esclusivamente di pezzi psichedelici più o meno oscuri di fine 60) porta a un disco compatto in cui il suono ulver si piega alle esigenze dei vari brani e mostra una versatilità che era latente da un sacco di anni nei loro dischi.


om_advaitic songs

non è che non mi piacessero gli om ma non mi avevano mai preso. li ho sempre considerati coraggiosi e con un loro suono ben definito ma non erano mai risuciti a convincermi fino in fondo. fino ad oggi. advaitic songs è un album fenomenale, una sorta di lungo mantra sorretto da una solida batteria ed un clamoroso suono di basso (più effettini vari e qualche chitarra) su cui svetta la voce ieratica di cisneros con le sue litanie ipnotiche. un disco da godersi con calma, magari di notte, mentre la mente vaga tra luoghi lontani. oppure fatevi una canna e ascoltatelo.


motorpsycho_the death defying unicorn

era nell'aria da un po' la tensione dei motorpsycho verso un progressive a tutto tondo. sui due dischi precedenti le influenze di yes, high tide o black widow si erano intensificate. nel 2012 i tre norvegesi ci regalano il loro disco prog propriamente detto: un doppio concept con orchestra jazz che riversa addosso suite kilometriche nelle quali, almeno all'inizio, è molto facile perdersi. il loro suono classico si fonde con una composizione ancora più libera che sembra talvolta mettere in fila lunghe jam plasmate a canzone per raccontare la sua storia di naviganti e viaggiatori. se vi mancano gli anni 70 non dovete più cercare, questo è per voi.


bene, questi erano circa i miei 10 dischi dell'anno. quelli che seguono sono gli album che son rimasti fuori di poco e che vi consiglio di sentire.

katatonia_dead end kings (rimasto fuori perché alla fine non sposta di troppo le coordinate della band ma è comunque un gran lavoro)
napalm death_utilitarian (il loro miglior disco da "order of the leech")
# brasstronaut_mean sun (già il primo era stupendo, questo è ancora meglio, nonostante ulteriori margini di miglioramento)
# vcmg_ssss (tunztunztunztunzpiiiiiiiiiiiiiuiuiuiuiuiuignicugnicugnicugnuuuuuèèèèèèèèèèèèèèpipupipupiputunz)
neurosis_honor found in decay (vedi katatonia)
# chris robinson brotherhood_big moon ritual/the magic door (blues rock psichedelico super settantiano, fantastici tutti e due)
# el doom and the born electric (finalmente un disco prog un po' diverso, suoni sporchi e voce particolare)
# converge_all we love we leave behind (son botte, son botte, son botte botte botte [cit.])

per finire, le schifezze dell'anno.
mi verrebbe da dire per primi i muse, son comunque il peggior gruppo sulla terra dopo i queen, invece... invece quest'anno sarà tristemente ricordato da me per lo scioglimento vergognoso dei queensryche (cani) e, in questa sede, per l'osceno, lurido, stupido, ignobile, vergognoso e ridicolo disco del cazzo di geoff tate. una delle peggiori cose di sempre.
poi ovviamente i muse, non son riusciti a fare peggio del disco prima ma quasi ci siamo.
come già detto a luglio, i manowar si sono impegnati per fare il disco più ridicolo della loro carriera per cui non ci spendo altre parole.
anche devin townsend ci teneva a fare la sua schifezza nel 2012 e quindi ecco lo sciapo, inutile e vuoto epicloud prendere "vita". una noia mortale fatta di idee riciclate e roba già sentita.

sorpresa di quest'anno: da questa lista potete ascoltare direttamente i dischi.

the mars volta: noctourniquet
rush: clockwork angels
jack white: blunderbuss
peter blegvad & andy partridge: gonwards (sorry, niente grooveshark)
comus: out of the coma (come sopra)
sam lee: ground of its own (sempre peggio, qui avete solo il singolo)
goat: world music
ulver: childhood's end
om: advaitic songs
motorpsycho: the death defying unicorn

chiudiamo così l'affare 2012, con grossa delusione per un'altra mancata fine del mondo. peccato, sarà per la prossima.