mercoledì 27 giugno 2012

napalm death, circolo magnolia, segrate, 26-06-12




la stagione estiva del magnolia da qualche anno ci regala grandi sorprese per saziare la nostra fame di estremismi sonori vari. ricordo ancora bene il sangue versato per i today is the day nel giugno 2008, e poi a seguire le varie edizioni del miodi, risposta estrema a quell'oscenità musicale chiamata miami, che ci hanno portato belle giornate in compagnia di zu, ovo, cripple bastards, ufomammut e, l'anno scorso, gli eyehategod.
quest'anno hanno deciso di farmi definitivamente felice ed hanno chiamato i napalm death, che aspettavo di vedere headliner da quando ero in prima liceo nel '99.

il timore era che la recente nuova legge del nostro governo di idioti (la quale prevede che tutta la musica dal vivo non possa superare un volume che definire ridicolo è un eufemismo. soprattutto considerato che le campane di merda di una chiesa possono suonare anche alle quattro di notte e nessuno apre bocca) potesse troncare tutto il divertimento. in effetti il volume non era esattamente quello che ci si aspetta da un live dei 4 inglesi ma ciononostante la iulenz' non è mancata. anzi.

forti di un disco stellare come utilitarian i napalm death salgono sul palco inferociti usando circumspect come intro per poi far subito deflagrare errors in the signal e scatenare l'inferno in terra. nonostante l'età che avanza, gli inglesi ancora riescono a riversare sul pubblico una quantità straripante di bordate grind, guidati dal latrato disumano di barney (veramente di una ferocia incontenibile). embury sparge palate di melma sulle prime file col suo suono di basso che sembra un coro di legioni infernali che vomitano schifo, harris usa la chitarra praticamente come un'arma con un suono che riempie ogni minimo spazio vuoto. intanto herrera alla batteria è una macchina, non particolarmente preciso ma inarrestabile. qualcuno potrebbe dire che non era mai domo.

tutta la prima parte di concerto si concentra sulla produzione più recente della band, in particolare sull'ultimo utilitarian ma non mancano estratti da the code is red, smear campaign o enemy of the music business che scatenano il pogo selvaggio sotto il palco. ma il pubblico va seriamente in delirio quando si inizia a tornare indietro nel tempo, da suffer the children a unchallenged hate fino ad arrivare agli obbligatori estratti da scum, deceiver, human garbage, scum, la chiusura del concerto con instinct of survival e l'immancabile you suffer.

ormai la maggiorparte del metal vede i gruppi vestirsi come degli imbecilli, fare scenate, fare i buffoni in mille modi e parlare giusto per dare aria ai denti.
i napalm death, semplicemente, arrivano e ti spaccano tutte le ossa. e tu non puoi scappare. se i gruppi rock di oggi avessero metà della coerenza e del potenziale dei napalm death, saremmo in un'età d'oro della musica. invece siamo in un'età di merda e da più di 30 anni i napalm death continuano ad essere la risposta. e la risposta è un dito medio.

setlist:


circumspect
errors in the signals
everyday pox
protection racket
silence is deafening
the wolf i feed
practice what you preach
quarantined
next of kin to chaos
analysis paralysis
dead
deceiver
when all is said and done
unchallenged hate
nom de guerre
suffer the children
breed to breathe
nazi punks fuck off (dead kennedys)
scum
human garbage
you suffer
instinct of survival