giovedì 21 giugno 2012

the mars volta, magazzini generali, milano, 20-06-2012





otto anni ho dovuto aspettare. otto lunghi anni da quando è scattato l'amore al primo ascolto con frances the mute. fino ad oggi. oggi ho visto i mars volta.
io credo nei mars volta.
perché? perché concerti così, fatti da gruppi rock di questa generazione, ne ho visti veramente pochi.

spazzo subito un dubbio: cedric ha cantato, dalla prima all'ultima nota, senza (quasi) mai steccare e aprendo il concerto con un pezzo come aegis, non certo ideale per riscaldarsi. questo mi ha veramente stupito, oltre alla sua buffa forma di panza e capelli ed al suo solito saltare e dimenarsi come un disperato. per il resto... giuro che non so che parole usare. omar è uno dei nerd più nerd che si siano mai visti, col suo sorrisetto perculante fisso non smette un secondo di riversare suoni su suoni sul pubblico, juan alderete è un bassista con un groove ed un portamento che coloriscono indelebilmente il concerto, l'apporto ai synth (una tastiera non l'ho capita, l'altra era un moog voyager da cui uscivano i peggio suoni delle galassie) del fratello di omar, marcel, è fondamentale per ricreare le atmosfere di un disco come noctourniquet, suonato quasi per intero durante il concerto. e poi, qui l'ho già detto, ora lo ridico, deantoni parks è... come dire... gesù cristo? un tiro, una fantasia, una botta ed un suono come raramente ho sentito, uniti ad una tecnica mostruosa che gli permette di arzigogolare con accenti spostati, terzine, quintine e quanto cazzo d'altro per tutto il concerto. disumano è un po' banale come aggettivo ma penso renda.

come dicevo, il concerto ripropone quasi per intero l'ultimo disco in studio con l'aggiunta della ormai classica broken english jam in mezzo, 20 minuti di improvvisazione psichedelica che letteralmente rapiscono, e del finale riservato a the widow e goliath, felicemente rallentata nella prima parte per poi impazzire completamente nella follia della seconda.
i pezzi vengono riarrangiati (the malkin jewel), asciugati (dyslexicon), riempiti (the whip hand), dilatati a oltranza (trinkets pale of moon e in absentia in particolare ma anche altre), mostrando ancora una volta, come se ce ne fosse bisogno, che ci si trova davanti a musicisti che sanno perfettamente quello che stanno facendo e si divertono come dei pirla a farlo. l'approccio è assolutamente settantiano e libero, a tratti l'anarchia controllata regna su tutto mentre in altri momenti tutto il suono si riduce ad un sussurro.

mi rendo conto di non essere particolarmente obiettivo in questo momento. come al solito i magazzini generali si rivelano un postaccio da quattro soldi in cui l'aria si fa irrespirabile già prima del gruppo spalla (vero che fuori non ce n'era molta di più) e in cui un cucchiaio da minestra di birra costa 5 euro. e, ovviamente, fa schifo. il suono tende ad impastarsi ma per fortuna l'ingegnere del gruppo salva la serata, ode a lui, sia lars stalfors (mica l'ho capito se li segue ancora) o chiunque sia.
ora guardo dove suonano domani.


setlist:

aegis
the whip hand
lapochka
trinkets pale of moon
dyslexicon
the malkin jewel
broken english jam
in absentia
empty vessels make the loudest sound
molochwalker
noctourniquet
the widow
goliath

ps: hanno aperto le butcherettes, duo messicano con omar terzo aggiunto al basso. il pubblico maschile si è  entusiasmato perché la cantante faceva la scema, musicalmente non valevano nulla. tira più un pelo di messicana che una canzone decente.