venerdì 18 maggio 2012

steven wilson, grace for drowning tour, alcatraz, 10-05-12




non è difficile inquadrare un personaggio come steven wilson. dopo anni passati nella culla del culto, sia coi porcupine tree che coi no-man (solo per dirne due), si è ritrovato negli ultimi anni ad essere uno dei nuovi guru del rock progressivo e/o psichedelico, arrivando ad essere chiamato da robert fripp in persona per curare i mix delle nuove ristampe dei king crimson.
oggi, a 45 anni, wilson si libera momentaneamente dei legami coi suoi gruppi per portare dal vivo i suoi due dischi solisti, il buon "insurgentes" e soprattutto l'incredibile "grace for drowning", autentico capolavoro wilsoniano in equilibrio tra tradizione e futuro.
il concerto che ne è conseguito è stato per il sottoscritto un'esperienza incredibile.

già un'ora prima dell'inizio un velo copre in trasparenza il palco e sopra vengono proiettate le lente e bellissime immagini di lasse hoile che accompagneranno tutta l'esibizione. anche quando il gruppo sale, un componente alla volta a dar vita allo scheletro di "no twilight within the courts of he sun", il velo non scende e non lo farà per i primi 3 pezzi, lasciando intravedere i musicisti dietro di esso attraverso le proiezioni.
fin da subito l'impianto quadrifonico fa sentire il suo effetto con un suono pieno che avvolge da tutte le direzioni e lascia liberi di apprezzare la miriade di sfumature e particolari che arricchiscono pezzi come "deform to form a star", "remainder the black dog" o "abandoner" o l'inedita e lunga "luminol" che sarà sul prossimo disco.

la band scelta è tecnicamente impressionante, a partire dallo strepitoso pianista/tastierista adam holzman passando per nick beggs che tra basso e stick dimostra una tecnica perfetta che non dimentica mai l'impatto ed il gusto; resta un po' in disparte niko tsonev alla chitarra mentre l'apporto di theo travis ai fiati è fondamentale per la resa complessiva della band: la sua classe è conosciuta a livello mondiale ed anche in questo concerto non si è smentito. qualche dubbio invece sulla scelta di marco minnemann alla batteria: tecnica eccelsa ma gusto e stile sono un'altra cosa ed il paragone con gavin harrison è impietoso.
in tutto questo abbiamo wilson che sembra molto più a suo agio sul palco di quanto non lo si sia mai visto: ride, scherza e dirige la band con naturalezza e si alterna tra voce, chitarre, mellotron ed effettistica varia riuscendo sempre a tenere in mano uno show complesso e assai difficile da gestire.

tanto per citare un'altra canzone, l'ultima canzone prima del bis è stata "raider II", mostro di 23 minuti per il cui inizio steven chiede silenzio al pubblico e per una volta gli italiani non si dimostrano un branco di capre ignoranti, restando effettivamente muti di fronte allo splendore di un pezzo che non può lasciare indifferenti.

fine, applausi, bis, applausi, presentazioni, applausi. e ancora applausi.
marco minnemann ci tiene a farci sapere in italiano: "e adesso mi tiro una bella sega". fai pure, io sono a posto per qualche anno.

setlist:

no twilight within the courts of the sun
index
deform to form a star
sectarian
postcard
remainder the black dog
harmony korine
abandoner
insurgentes
luminol
no part of me
raider II

encore:
get all you deserve