martedì 26 luglio 2011

jakszyk, fripp and collins, "a scarcity of miracles"



è dal 2003 che non vediamo un disco inedito dei king crimson, quel "the power to believe" che aveva diviso fan e critica. era indubbiamente un lavoro strano ma il tempo ha confermato, almeno a me, che era anche molto valido nel cercare un approccio moderno alla materia king crimson, come testimoniato da pezzi fenomenali quali "eyes wide open", "dangerous curves", "level five" o la divertente e durissima "happy with what you have to be happy with".

ad oggi ancora non ci è dato sapere come suonino i king crimson del nuovo decennio ma la nostra fame viene placata da questo nuovo projeKct in cui troviamo il veterano jakko jakszyk, già membro di level 42, the tangent e della 21th century schizoid band che porta in giro uno spettacolo live in cui vengono riproposti i classici del primo periodo dei crimson, alla chitarra e voce e mel collins, membro dei crimson da "poseidon" a "islands" e comparso anche su "red" nonché session di lusso per band come camel, caravan, dire straits e david sylvian, al sax.
questi i due nomi che, insieme a robert fripp, costituiscono l'ossatura del progetto, accompagnati da una sezione ritmica elegante e composta che vede tony levin al basso e gavin harrison alla batteria.

l'unico difetto di questo disco si incontra con l'approccio all'etereo cantato di jakszyk: se siete fan di david sylvian non potrete evitare di notare l'evidente affinità. per quanto bravo il chitarrista non ha il timbro unico e profondo di david e se da un lato questo lascia le strutture vocali un po' più leggere, dall'altro ci lascia a meravigliare su cosa sarebbe potuto essere tutto ciò se il biondo cantante avesse partecipato al progetto.
se riuscite a fare i conti con questa cosa vi troverete davanti un disco bellissimo, in cui a farla da padrone sono le atmosfere diradate e terse di un jazz/pop d'autore, costruito sui soundscapes in continua evoluzione di fripp sui quali voce e sax si rincorrono in melodie malinconiche e limpide.
l'eleganza della sezione ritmica si sposa perfettamente con i fraseggi di collins, creando un'atmosfera da camera sognante, aiutati anche da un mix semplicemente perfetto ed un mastering che lascia tutta l'ariosità di una presa live, sebbene il disco non sia live. consigliata ovviamente l'edizione in vinile.

non so quanto dovremo aspettare per sentire la nuova incarnazione dei king crimson (che ricordiamo sono tornati alla formula delle due batterie affiancando appunto gavin harrison a pat mastellotto. così, per dire.) ma sicuramente possiamo gioire di "a scarcity of miracles" perché ci restituisce un clima creativo libero e sconnesso dalle logiche di mercato, quello che dovrebbe essere il rock. e pensate, questo non è nemmeno un disco rock.